Prefazione

a cura del Prof. Aldo Onorati Direttore Editoriale

Così è stato con i suoi precedenti scritti ( fra cui cito “Non varcare la soglia della pazienza (di Dio)” che tanti riconoscimenti ha avuto in Italia e all’estero per la “visione” estensiva dell’implosione dell’umanità di oggi, e “Estetica”, arte delle arti”, fondamentale a livello storico, perché ha fatto compiere un passo avanti al concetto di estetica e alla lunga fila delle teorie sul “quid est” dell’arte stessa); così lo è ora con la presente opera con la quale porta a tutti (Gelesi, per primi, ma non solo) la figura onnicomprensiva di Eschilo.

La presenza di questi a Gela non è un invenzione di qualche nostalgico, ma è saldamente fondata sulla trazione e, quel che più conta è documentata dalla storia.

Giorgio Romano valorizza, in particolare, il periodo in cui Eschilo visse a Gela: periodo fecondo perché il grande trageda era ancora in piena efficienza dal momento che è morto all’improvviso e, per di più, in modo accidentale.

Nel libro dello scrittore e filosofo Giorgio Romano si nota il prepotente irrompere sulla scena di un “concentrato” di Eschilo, dato che, fino ad ora, il soggiorno di questi a Gela non è stato riportato in un unico “reportage”, ma è stato frazionato in innumerevoli rivi come una cosa di secondaria importanza, non tenendo conto del fatto che, di solito, un grande artista raccoglie il frutto del suo lavoro e raggiunge la perfezione spesso nella tarda età.

Il prof. Romano raduna le sparse notizie con perizia, le ordina e ne fa un mosaico vividescente e utile che, altrimenti, non sarebbe esistito perché sin ad oggi nessun si è cimentato nell’impresa. Pertanto, questo mosaico, le cui tessere vengono incastonate in un gioiello unitario, pone sotto un particolare riflettore la città di Gela e mette in nuova luce un Eschilo ritrovato, irradiando la sua figura nell’attuale cultura gelese e spinge a scoprire, ad assaporare, a gustare avidamente l’Eschilo di cui tanto si parla ma di cui poco si sa, almeno a livello di popolo, come ho avuto modo di constatare personalmente nei miei pur brevi soggiorni in questo centro che tanto apprezzo e ammiro per il suo calore umano e per la sua vivacità culturale.

Il prof. Giorgio Romano, in modo chiaro e acuto, ci fa scoprire con immediatezza il motivo per cui Eschilo ha scelto Gela fra le tante città possibili della Sicilia; perché ha dovuto lasciare la propria patria senza potervi ritornare; da chi è stato accolto a Gela; il modo in cui è morto (vaticinato dall’oracolo di Delfi) e così via.

Questo è il quadro complessivo che ci mette davanti l’autore; questa è la realtà da cui avviene avvinto il lettore, il quale, con crescente curiosità e attenzione, leggerà il libro per documentarsi su cose di cui ha sentito accenni sempre molto vaghi.

Per non parlare, poi, delle indicazioni ipotetiche, ma razionali, di alcuni studiosi del luogo circa l’ubicazione del teatro a Gela: alla fine, l’autore espone il proprio punto di vista assai vicino alla realtà storica di allora.

Sempre in sintesi, l’autore espone il pensiero filosofico e religioso di Eschilo che, a distanza di 2500 anni, è ancora e sempre tanto interessante, conservando peculiari validità di assunti.

A proposito delle suddette sintesi, Romano vuole essere coerente con il titolo del presente libro e non vuole dilungarsi su cose di facile reperibilità.

Attuale e pregnante, infine, il paragone, anche se per motivi diversi, tra Eschilo e Salvatore Aldisio.

Più di una volta sono venuto a Gela ed ho potuto constatare de visu il vasto patrimonio culturale ed artistico di cui è in possesso la città, nonché le menti eccelse che ivi hanno operato ed operano. Giorgio Romano, che gode la stima dei migliori operatori culturali italiani, con questa sua opera ha voluto dare un altro impulso (oltre a quelli di lui già noti), alla vita intellettuale di Gela. Personalmente formulo un voto augurale: che Gela ed i Gelesi tornino a risplendere per e con la presenza di Eschilo; che questa città antichissima torni grande come lo è stata nel passato.

Ogni persona grande, infatti, nobilita in tutti i sensi il proprio paese; che i Gelesi rispecchino – perché, volendo, ne sono all’altezza – i loro maggiori conterranei.

Ritengo che Giorgio Romano, con questo piccolo prezioso capolavoro, abbia reso inequivocabilmente un servizio molto utile ed abbia dato un notevole contributo per la conoscenza della presenza attiva di Eschilo a Gela.

Gli operatori e gli esperti in materia, come anche i semplici amanti della cultura, a qualsiasi latitudine essi si trovino, possono avvicinarsi ad Eschilo in modo spontaneo e profondo allo stesso tempo, per conoscere di lui cose fino ad ora ignote ai più. Penso ad ora sia stato questo il motivo principale che abbia indotto Giorgio Romano a scrivere le presenti pagine con l’impegno, la serietà e l’acume che tutti ormai gli riconoscono.