La vita di Eschilo

Da quanto di seguito riportato, che Eschilo sia vissuto e morto a Gela non può essere messo assolutamente in dubbio.

Nacque ad Atene nel 525 a. C. di stirpe Ateniense, del demo di Eleusi, era un uomo di nobile famiglia. Se ne andò poi preso Ierone, secondo alcuni perché sottovalutato dagli Ateniesi e superato dal più giovane Sofocle, secondo altri superato invece da Simonide nel lamento funebre per i morti di Maratona. Giunto dunque in Sicilia al tempo in cui Ierone stava fondando Etna, rappresentò le “etnee” augurando una vita felice a tutti i coloni della città. Fu profondamente stimato dal tiranno Ierone e dagli abitanti di Gela. Si dice che dopo tre anni (nel 462 a.C.) morì lì nel seguente modo: un’aquila impadronitasi di una tartaruga, poichè non era in grado di aver la meglio sulla preda, la lasciò cadere sulle pietre per spezzarne il guscio, ma quella precipitando sul poeta, lo uccide. Gli abitanti di Gela dopo la sua morte gli resero onori grandiosi, seppellendolo con grande sfarzo in un pubblico sepolcro. Gli ateniesi a loro volta avevano tanto amato Eschilo che dopo la sua morte decretarono che chi avesse desiderato mettere in scena le opere di Eschilo avrebbe ricevuto il necessario per l’allestimento.

Visse 69 anni, durante i quali compose 70 drammi e inoltre circa 5 drammi satireschi. In tutto ottenne tredici vittorie: non poche vittorie riportò dopo la morte.

Per primo Eschilo migliorò la tragedia con passioni più elevate, abbellì la scena e colpi la vista degli spettatori con la magnificenza, dipinti e macchine teatrali, altari e tombe.